GliScleri consiglia: One Day At A Time di Netflix

Buuuuongiorno! O forse dovrei dire, buenos dias! Bentornati in questa rubrica domenicale piena di nuove scoperte meravigliose. Oggi vi consiglio una novità made in Netflix, uscita in catalogo il 6 gennaio e ben presto diventata un piccolo caso televisivo. Giovani lettori ecco a voi: One Day At A Time!

Trama

Lo show presenta la vita quotidiana di una famiglia cubana in America. La madre, Penelope, è una veterana della guerra in Afghanistan, sta affrontando il divorzio dal marito Victor e deve crescere da sola i figli Elena, quindicenne femminista sicura di sé e Alex, dodicenne in piena pubertà, che rimbalza dal voler rimanere il bimbo di casa, a sentire il bisogno di crescere. Il tutto in un appartamento condiviso con la nonna Lydia, un tornado di passione, religiosità e musica caraibica e le comparsate quotidiane di Schneider, il vicino di casa più che trentenne, senza uno scopo nella vita.

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Perché ci piace

La serie è composta da una stagione di 13 episodi, della durata di mezz’ora ciascuno. Inizia, senza troppi preamboli, parlando di sessismo e misogina, in maniera schietta e decisa, ma mai petulante, mostrando subito la sua attualità.

Si affrontano le difficoltà di Penelope di essere una buona madre single, vediamo come vive giorno per giorno la solitudine e le nuove relazioni. C’è un importantissimo focus sullo stress post traumatico, con tutto il dolore e il disagio che comporta. Si parla di padri violenti e inadeguati, della vergogna di affidarsi ai farmaci, dell’orgoglio nazionale cubano.

Si affronta il tema della religiosità, opponendo la nonna Lydia a sua figlia Penelope, le due figure forti della famiglia in un confronto divertente, che riesce però a mostrare anche la serietà di discutere la spiritualità individuale.

Si parla di politica, di immigrazione, del dolore di venire strappati alla propria terra per ricominciare in un nuovo paese, e parallelamente, di espulsione per clandestinità.

Si affronta la sessualità e l’orientamento sessuale, il coming out e il processo di accettazione familiare che consegue. Lo si fa opponendo Penelope, Lydia e Victor, madre, nonna e padre di Elena, che scopre nel corso della stagione di essere gay. Il coming out della ragazza viene trattato in modo diverso per ogni suo familiare o amico, ma non in modo meno reale. Non lo mostra semplice e immediato, non lo mostra come se non esistessero problemi, ma lo tratta in maniera graduale e seria, arrivando anche a diversi risultati.

Si parla di famiglia, quella che supporta ogni membro con amore e sincerità, che protegge ogni componente e lo fa sentire accettato, che non sempre si trova d’accordo, ma che lavora duramente per riuscire a trovare un punto di incontro e riesce sempre ad arrivare alla soluzione dei problemi.

Ogni episodio scorre veloce, ma non affrettato. E’ un ottovolante di emozioni e vi troverete a ridere senza ritegno per un momento e a commuovervi in quello successivo.

Perché non ci piace

Semplicemente, perché è già finita! Speriamo vivamente che Netflix decida di rinnovarla per una seconda stagione.

Curiosità

La serie è tratta da un’omonima sit-com andata in onda dal 1975 al 1984 sulla CBS.

 

Andando oltre la mia avversione per le risate registrate, ho dato una possibilità a questa sit-com e vi assicuro che non me ne sono pentita per nulla. Guardatela e fatemi sapere nei commenti su Facebook o su Twitter cosa ne pensate! Quando me ne parlerete entusiasti io vi leggerò e sotto sotto potrete immaginarmi così:

Adios!

G.

#ODAAT