The 100 04×03 Recensione – The Four Horsemen

Buon inizio settimana Serieskru! La giostra continua a girare inarrestabile, il tempo a disposizione scarseggia sempre più e l’urgenza di mettersi in salvo la fa da padrona. In The Four Horsemen il ritmo non rallenta mai mentre le certezze e le possibilità dei nostri Cento si sgretolano sempre più.

Vi confesso, affronto questa quarta stagione di The 100 come una persona che è stata morsa da un cane che amava profondamente e ora vive combattuta tra il tornare a fidarsi di quel cane o lasciare che la delusione abbia il sopravvento sul giudizio. Il cane in questione è The 100.

Ci sono stati molti momenti belli in questo terzo episodio e altri che, invece, non sono all’altezza di una buona scrittura. Tenterò di spiegarmi al meglio, iniziando dalle parti che ho apprezzato di più.

Partiamo con la scoperta più sconcertante e da un ritorno inaspettato: Luna. L’ultima Natblida si presenta ai cancelli di Arkadia visibilmente malata, tra piaghe sulla pelle e nausea. Luna, con Nyko e un piccolo gruppo di persone, arriva al cospetto degli Sky People in cerca di supporto medico e, grazie alla sua comparsa, i Cento realizzano che il livello delle radiazioni nell’atmosfera è molto maggiore di quello previsto da ALIE nella sua elaborazione del futuro e che ha già iniziato a contaminare le acque. I pesci stanno morendo, nell’aria non vi sono più insetti, tutti indizi che i sei mesi preventivati dall’AI non sono minimamente lo specchio della realtà. Hanno otto settimane per mettersi in salvo, otto settimane che ci porteranno al season finale con il fiato sospeso.

La situazione sembrerebbe senza speranza, i compagni di viaggio di Luna continuano a perire e la ragazza sembra stare sempre peggio; finché non si riprende, la nausea sparisce, la febbre si abbassa. Abby è sconcertata dal decorso della giovane, ma Clarke arriva in aiuto alla madre: nelle vene di Luna scorre il sangue nero, quello stesso sangue che la accomunava a Lexa e a Becca, il sangue che le permette di ricevere il chip 2.0, quello stesso sangue geneticamente modificato che sembra le garantirà la sopravvivenza.

La scoperta è sensazionale, benché non così eclatante per i miei gusti. Abbiamo già avuto modo di vedere come un fluido umano potesse aiutare nell’affrontare le radiazioni (il midollo osseo degli Sky People per gli abitanti di Mount Weather) e ora ci troviamo dinanzi ad una ripetizione, sebbene si spera meno cruenta e sanguinosa, di quel concetto. Ma va bene, assolutamente bene, perché l’ipotesi che si possa sintetizzare un vaccino dal sangue di Luna significherebbe la salvezza alle radiazioni ed è questo quello che conta di più al momento.

Un’altra storyline che per me è oro è quella di Octavia. A Polis, Roan arriva al cospetto della giovane guerriera con la fantastica notizia di aver perso la Fiamma. Il Re è già in una precaria situazione di potere su tutta la Coalizione e ovviamente l’ironia vuole che gli venga rubato l’unico oggetto per il quale viene tollerato nel suo ruolo. POESIA. Octavia, che se avesse potuto avrebbe rigirato gli occhi in continuo come una slot machine al casinò, prende la situazione per le redini e si mette alla ricerca della Fiamma. Non lo fa perché le piace prendere ordini e sistemare i casini dovuti all’inettitudine degli altri, lo fa perché Octavia sa perfettamente che quella piccola matrice biometrica nella quale i Grounders riversano tutta la loro spiritualità è tutto ciò che permette al suo popolo di campare in modo pacifico, e la situazione può continuare così solo se quel piccolo chip è nelle mani di Roan, a legittimarlo al trono.

Compare quindi un nuovo personaggio, Gaia, colei che ha rubato la fiamma, diventando la nuova Flamekeeper. Potrebbe sembrare che chiunque abbia in mano quel chip si appropri del titolo, ma Gaia è molto più che una ladra: Gaia è veramente una Fleimkepa, lo è per scelta, per culto, così come lo era Titus. E’ la persona che, a livello religioso, più meriterebbe di custodire quel piccolo oggetto perché è quello a cui ha votato la vita, abbandonando la famiglia. Famiglia che scopriamo essere quella di Indra, la madre. Per un attimo mi sono usciti gli occhi dalle orbite: Gaia è la figlia di Indra, e io ero convinta che i guerrieri più valorosi come la donna decidessero di non avere una famiglia. Invece The 100 rompe un tabù, mostra che una donna forte può avere figli senza per forza dover rinunciare al proprio ruolo, e benché le acque tra madre e figlia non siano per niente le migliori, sono convinta che ci sarà margine di miglioramento.

Quello che mi domando è: come sarà possibile affrontare le reazioni dei Grounders quando scopriranno che quella che credono sia la vera Fiamma è andata distrutta? Basterà una testa mozzata a calmare la rabbia di un popolo così religioso di fronte alla distruzione dell’unico, vero, simbolo nel quale credono? Non si tratta di semplice teologia: in quella matrice si credono contenute le anime dei Commanders, anni e anni di grandi politiche, rivoluzionarie menti e temibili leaders sono andati distrutti, come potrà un popolo così fondamentalista accettare di buon grado che una sola vita basti a pareggiare una tale bestemmia?

 

Per quanto riguarda ciò che più mi ha deluso, cominciamo con il discutere di Raven. La giovane meccanica viene messa a capo dei lavori di rifacimento dell’Arca e deve occuparsi anche di razionare le provviste in vista del lock down forzato che li aspetta di lì a poco. Il peso di questo ruolo grava sulle spalle della ragazza, insieme con la consapevolezza che sarà difficilissimo far capire e far rispettare le severe privazioni alle quali dovrà costringere tutti, ma ciò non la smuove dal prendere con serietà quanto le viene chiesto di fare.

RavenClarke e Bellamy sono la trinità del potere ad Arkadia, senza adulti ad interferire, o perlomeno, lo sono sulla carta. Sono proprio due adulti, infatti, a mettere in dubbio il lavoro di Raven, facendomi storcere il naso dal disappunto.

Primo, ma meno importante, Jaha. Quell’uomo è una spina nel fianco e per me è indecente che ancora riesca a calamitare attorno a sé un livello di attenzione minima. L’uomo ha trovato le prove dell’esistenza di un bunker sotterraneo vicino al Campo e vuole ottenere il permesso di andare in avanscoperta per confermare o meno la presenza di questo luogo sicuro che potrebbe garantire ben più sicurezza di quanto la Stazione Alfa potrebbe in caso di fallout radioattivo.

Raven nega il permesso di andare in esplorazione. Jaha come tutti deve lavorare al rifacimento dell’Arca e non può perdere una giornata di lavoro. Jaha ha già causato, con le sue idee e il suo fanatismo, abbastanza danni durante tutta la scorsa stagione e la ragazza è l’unica che sembra avere il coraggio di sbattere la verità in faccia all’uomo. Jaha è un pericolo ambulante, diciamocelo chiaramente. Il solo sentirlo parlare di una setta religiosa, di vederlo galvanizzato dalle idee strampalate di un altro santone come lo è stato lui con ALIE mi ha fatto veramente accapponare la pelle. Purtroppo, nella decisione di tentare la fortuna e di ascoltare quel folle uomo, ci si sono messi anche Clarke e Bellamy. Il trio ha avuto modo di discutere la scelta e alla fine Raven ha perso lo scontro, ma lo ha fatto potendo esercitare il potere del proprio ruolo con i suoi due pari grado. Alla fine il bunker si rivela inutilizzabile, confermando quando detto dalla ragazza, ma la storia della setta religiosa è ben posta, probabilmente ne sentiremo parlare ancora.

 

Quello che proprio non mando giù è stato l’intervento di Murphy nella diatriba con Abby.

Luna e Nyko chiedono semplicemente di poter curare i malati, ma da un primo esame Abby realizza che lo stato della Malattia Acuta da Radiazioni che li accomuna è troppo avanzato perché i farmaci dell’Arca possano veramente essere efficaci, ma non può far altro che tentare il tutto per tutto, salvare giusto una bambina, per trovare la speranza.

Raven nega il permesso di attingere alle scorte mediche dell’Arca. Lo fa perché sa che sarebbe inutile curare un tale stato di intossicazione e lo fa perché sa che quelle sette pillole sono tutto ciò che servirà loro quando l’onda colpirà. Non si tratta di cattiveria, Raven non è senza cuore, si tratta di pura logica. Non ha senso sfidare la scienza, aggrapparsi ai se e a ma, quando la realtà è chiaramente contro le speranze di tutti.

Eppure un Murphy ritornato all’ovile decide deliberatamente di invalidare il ruolo di Raven, decide di passare sopra come uno schiacciasassi alle decisioni prese dall’altra e ruba il medicinale per consegnarlo ad Abby. La quale, con mio orrore, lo accetta sorridente come se nulla fosse, somministra una pastiglia alla bambina e la vede comunque morire, come già previsto da Raven.

Il culmine è stato vedere Abby allungare il flacone di pastiglie alla giovane meccanica e dirle “ne abbiamo sprecata solo una” mentre tra le braccia di Luna si consuma lo strazio del dare l’addio ad una bambina innocente e Raven, ancora una volta, subisce la silenziosa tortura dell’avere ragione.

A che pro tutto questo? Per quale motivo mettere al comando una persona, affidarle la gravosa responsabilità di prendere decisioni per tutti e poi calpestarne il volere gratuitamente, senza rispetto, senza pensare al conflitto interiore che comporta il prendere decisioni difficili, senza preoccuparsi delle conseguenze?

 

Ci sarebbe tantissimo ancora di cui parlare e userò la recensione del prossimo episodio per affrontare un evento particolare che in The Four Horsemen viene solo accennato: Clarke che stila la lista dei 100 eletti a sopravvivere al fall-out. Nella prossima puntata vedremo le varie reazioni che quella lista scatena negli altri e io sono già pronta per ognuno di loro. Le domande che mi pongo oggi per Raven le posso già estendere anche a Clarke: perché a lei il fardello di decidere chi vive e chi muore e soprattutto, perché poi mettere in discussione la sua decisione finale?

Detto questo, fatemi sapere le vostre impressioni qui sotto nei commenti, su Facebook o Twitter, vi leggerò con gioia.

Vi ricordo che l’associazione Night Sky Events sta organizzando la prima Convention italiana di The 100 a Milano, 28 Maggio 2017 con nientepopodimenoche BOB MORLEY come primo ospite annunciato!

Passate inoltre dalle magnifiche affiliate per la serie: DeCentoBob Morley italian source» I’m gonna need a better reason. » I can’t lose you too. ϟ The 100Telesimo che ringraziamo infinitamente per la collaborazione ❤️

A presto,

G.