GliScleri consiglia: My Mad Fat Diary

Buone feste e bentornati cari amici sclerati! Oggi voglio parlarvi di una serie tv inglese di qualche anno fa, che ho avuto modo di bingeare in quest’ultimo periodo e che mi ha lasciata veramente presa bene: My Mad Fat Diary. Questa vecchia serie tv, tra i vari personaggi, ci fa conoscere una giovanissima Jodie Comer (Villanelle in Killing Eve), ci mostra un Quirinus Raptor con una sola testa (Ian Hart) e uno Chef Vincenzo sopravvissuto al medioevo in Galavant per finire dritto dritto al manicomio (Darren Evans).

La serie tv, andata in onda tra il 2013 e il 2015, è composta da 3 stagioni, per un totale di 16 episodi da guardare uno dietro l’altro con l’aiuto dei sub, che in questo caso sono piuttosto necessari vista la recitazione in un pesante slang giovanile del Lincolnshire. Tratta dal romanzo autobiografico dell’autrice Rae Earl, la serie è ancora inedita in Italia.

La trama:

La serie racconta la vita di Rae Earl, una ragazza grassa, brutta, che rovina le cose.

La serie, ambientata tra il 1996 e il 1998, racconta le vicende della sedicenne del Lincolnshire e affronta temi importantissimi e sempre attuali quali disfmorfia, problemi alimentari e di salute mentale. Rae, che viene rilasciata alla fine dell’estate da un centro di salute mentale nel quale ha passato mesi in riabilitazione dopo un tentativo di suicidio, si trova così a dover ricominciare daccapo una “nuova” vita, cercando di superare tutti i problemi che l’hanno portata al gesto estremo e a costruire rapporti significativi e positivi con le persone attorno a lei, partendo da se stessa, e arrivando alla madre egoista e distratta, a Chloe, la migliore amica bellissima e popolare, passando per la Gang di amici del cuore e una lista davvero infinita di ragazzi per i quali Rae perde la testa in continuazione.

Perché ci piace:

Ci piace perché scrittura dei dialoghi, delle scene e la recitazione è cruda e veritiera, senza patina ed edulcoranti: Rae sta male e questo si riflette nel modo in cui si rivolge agli altri, nel modo in cui si rivolge (principalmente) a se stessa e si riflette nelle scelte che fa. E’ un viaggio verso l’accettazione della propria malattia, una montagna russa di emozioni, tra alti davvero euforici e bassi pericolosi e dolorosi.

Ci piace perché parla, a nostro parere pure bene, di problemi che esistono e che è bene conoscere e voler affrontare. La dismorfia e i problemi alimentari, l’odio verso la propria persona e l’autolesionismo, non sono problemi rimasti negli anni 90, anzi, e il fatto che la serie tv li affronti e mostri la possibilità di conviverci con un buon sostegno psicologico porta lo spettatore a capire meglio e mettere da parte i pregiudizi verso la malattia mentale e il supporto psicologico in generale.

Ci piace perché presenta un gruppo di amici che si sostiene e si vuole veramente bene. Rae e Chloe, con la loro amicizia lunga tutta la vita e frastagliata, si circondano di ragazzi intelligenti e comprensivi con i quali passare i migliori, ma soprattutto i peggiori, momenti dell’adolescenza, consce di avere a fianco una gang pronta per proteggerle e coprir loro le spalle nei momenti di difficoltà.

Ci piace perché parla di amore, quello che va oltre le apparenze, quello che non si ferma allo stereotipo del bello e la bella, che infrange quelle che sono le consuetudini della televisione, e che lo fa con veridicità e dolcezza, creando quella che, secondo noi, è una delle più tenere coppie di adolescenti mai viste in tv.

Per finire, ci piace da impazzire la colonna sonora. Sarà che noi negli anni ’90 ci siamo nate, ma ogni volta che partiva una canzone, noi tornavamo indietro nel tempo a quando eravamo bambine spensierate. In un certo senso, come piace tanto dire su Tumblr, possiamo confermare che la musica si rivela essere l’ancora di salvezza per Rae, nella quale si butta quando le cose fanno schifo, per tornare sana.

Se tutte queste ragioni vi hanno convinti a scoprire il mondo di Rae Earl, allora avremo fatto bene il nostro lavoro. Fateci sapere cosa ne pensate sotto nei commenti, su Facebook o Twitter, io non vedo l’ora.

Alla prossima! (non dico presto perché, lo sapete, mentirei)

Un abbraccio,

-G.

P.s. bonus dei perché ci piace: Finn. Parla da solo no?