The 100 06×01 Recensione – Sanctum

[Se non hai ancora visto l’episodio o la stagione, questa recensione contiene SPOILERS]

Ora farò come Miller e penserò ad un modo più originale per accogliervi qui di nuovo a parte il classico “we are back bitches” che ormai ha fatto il suo corso. Però non mi viene in mente niente di geniale, quindi vi accoglierò in questa recensione con un bentornati a tutti mia cara SeriesKru! Siamo qui riuniti oggi per parlare di Sanctum, la premiere della sesta stagione del nostro amato/odiato The 100

Questa recensione ha avuto più revisioni e correzioni della mia tesi universitaria, ma ammetto di aver iniziato a scrivere con troppa negatività in corpo per poter essere vagamente accettabile. Pertanto, ho deciso di optare per un diverso approccio, in modo tale da fare un favore anche a me e riuscire a vedere cose positive in questo episodio e non solo il mio ormai ben sedimentato risentimento per tutto quello che è successo. Alla luce di questo, mi impegnerò a non demolire tutto quello che ho visto, ma affronterò la recensione in maniera più matura.

Sanctum è il primo episodio del cosiddetto Book 2, una nuova parte di storia che comincia la sua narrazione proprio ora. Come tale, è un grande parallelo al pilot della serie. Ci ritroviamo, come in precedenza, su una stazione spaziale e puntiamo gli occhi verso un pianeta, che si rivela essere la destinazione del nostro viaggio nonché la nostra ultima speranza per sopravvivere. Come nel pilot, non abbiamo notizie sufficienti sul pianeta che ci aspetta e quindi decidiamo di inviare una prima squadra di persone per esplorare il territorio e solo in un secondo momento trasferire tutte le persone nella nostra nuova “casa”. Come nel pilot ci troviamo ansiosi di aprire il portellone della navicella con la quale siamo atterrati e speriamo ardentemente che l’aria si riveli respirabile. Se non lo fosse, avremmo già finito il nostro viaggio e bye bye all. 

Questa volta, i nostri Cento fanno il loro atterraggio su Alpha, e la scelta di tale pianeta non è casuale. Come già sappiamo, Eligius III non era una missione di ricerca mineraria, ma una vera e propria missione di ricerca di un nuovo pianeta abitabile. Quello che ancora non sapevamo è che la missione fu un successo e di pianeti ne furono trovati ben cinque. In questo caso, la scelta di Monty cade su Alpha per via della sua vicinanza alla navicella e perché sembra essere il più simile alla nostra Terra. Questa volta ad atterrare non abbiamo un gruppo di adolescenti scapestrati. Quei ragazzini non esistono più. Ed è quasi triste vederli cresciuti con un bagaglio di orrori indescrivibile alle spalle e la stanchezza negli occhi. Ritengo che sia veramente corretto ciò che dice Shaw: un conto è dire di voler far bene, di voler cambiare e di voler finalmente essere i good guys, un conto è mettere quei buoni propositi nelle azioni di tutti i giorni ed esserlo veramente. 

Un’altra differenza con il passato è il senso di coesione che questa volta guida il gruppo: non c’è più la princessda una parte che segue ciecamente gli ordini a lei impartiti dall’alto e il whatever the hell we wantche causa solo anarchia e scompiglio dall’altra. Questa volta Clarke, Bellamy e gli altri sono uniti oltre le loro differenze, oltre ai loro rancori e viaggiano insieme senza troppi intoppi verso quello che è lo scopo finale del viaggio: trovare la trasmittente a terra e riuscire a comunicare con la Eligius IV in orbita. 

Mi ha fatto parecchio sorridere che i Cento si ritengano alieni solo ora per la prima volta. In realtà, lo sono sempre stati. Ancora una volta, infatti, si ritrovano ad atterrare sulla terra di qualcun altro, bisognosi di un riparo. La mia unica speranza è che abbiano imparato come fare questa volta, visto che la scorsa è finita in una guerra sanguinaria.  C’è da dire che ciò che li accoglie stavolta sembra molto più curato e civilizzato dei villaggi grounders precedenti. Ma anche questa volta la scoperta di vita su Alpha non è piacevole: se in passato il “benvenuto” era stato dato con una fiocinata del petto di Jasper, questa volta è il furto della navicella con cui sono atterrati a far scoprire ai nostri amici che non sono soli. 

Per finire le analogie, proprio come già successo in passato, i nostri Cento si trovano in una situazione di pericolo in cui non hanno possibilità di contatti con la nave madre in quanto le comunicazioni radio non funzionano. Precedentemente, questo si sarebbe tradotto in un intervento a gamba tesa da parte delle persone ancora nello spazio, che sarebbero atterrate sul pianeta sul piede di guerra senza sapere un accidente della situazione al suolo e convinti di star facendo la cosa giusta. Ma visto che questo approccio si è già rivelato un disastro prima, questa volta le cose andranno diversamente?

Se da una parte questi paralleli al pilot hanno dato a questa premiere un sapore malinconico, dall’altra, secondo me, lo hanno anche un po’ rovinato. Questo, oltre al fatto che è passato molto tempo dall’ultimo episodio andato in onda, che abbiamo avuto modo di scoprire diverse cose su questa nuova stagione, per digerire la precedente, per dire addio ai personaggi che ci hanno lasciati, ha contribuito a darmi la sensazione di aver già visto tutto. Non mi è parso ci fosse nulla di nuovo o di fantasmagorico in questo episodio, nulla che mi facesse sgranare gli occhi di novità e mi incuriosisse genuinamente. Questi 42 minuti, alla fine, mi sono solo sembrati una extended version del trailer già rilasciato. 

Poco mi interessa di chi è morto, poco mi interessa di quello che i nostri cento scoprono su Alpha, poco mi importa perché sono tutte cose che, nella sostanza, si erano già viste nel trailer e anche nelle cinque stagioni precedenti. Non mi sembra che ci sia niente di nuovo nella filosofia generale della serie e a questo punto mi sento anche un po’ stanca. Le azioni sono abbastanza prevedibili, ci sono tante cose nella mia testa che immagino potranno accadere e sono tutte ricopiature di azioni già successe in questo stesso telefilm.

Hanno cambiato i colori a Vancouver rendendo tutto tremendamente più romanista, si sono riempiti la bocca con grandi speranze di miglioramento, ma davvero siamo qua a crederci? Già solo nelle azioni di Murphy si vede quanto sarà difficile riuscire a calpestare le loro personalità per rendersi davvero corretti e pacifici, già nell’insubordinazione silenziosa di Niylah si nota come ancora una capacità di previsione non esista in tutti i personaggi e che quindi di casini da sistemare ce ne saranno parecchi.

Ricordo che per noi è passato un intero anno, nella storia addirittura 124 in più, ma per i nostri personaggi è come se l’azione si fosse arrestata ieri. 

Con il solo risveglio si sono risvegliate anche tutte le questioni irrisolte e mai sopite, tutti i rancori e le conseguenze dei tradimenti, tant’è che di frecciatine spesse come baobab ne vengono lanciate a pioggia per tutti i quaranta minuti.

Per non infierire ulteriormente sulla vostra pazienza, accenno, ma non mi soffermo estensivamente, sul trattamento che stanno continuando a riservare a Clarke, Raven e Octavia. Non se ne può più di vederle continuamente incolpate per la prima, continuamente ferite (sia psicologicamente che fisicamente) per la seconda e in una spirale di pazzia per la terza. Se davvero questa è la stagione del cambiamento (seems too much a Giggino’s thing) allora queste vecchie abitudini vanno fatte finire subito. Sono caratterizzazioni antiche che ormai hanno fatto il loro tempo e hanno anche rotto tre quarti di minchia. Clarke avrà anche sbagliato tanto, ma non mi è mai sembrato che ci fosse la fila per prendere le decisioni al posto suo. Raven ha la vagina quasi più letale di Clarke: tutti i suoi significant other sono spariti, morti, dimenticati. Ok che gli attori trovano altri lavori (sicuramente migliori), ma non è possibile continuare a far così per levare di mezzo un personaggio. È vera e propria povertà di scrittura, ma soprattutto è veramente un tornare a dover affrontare un dolore che si aggiunge ad altri mille che Raven deve sopportare. La frase “lei merita di essere felice” sembra più una perculata che un vero e proprio augurio. Infine, Octavia. Mado raga io non la sopporto più quindi le cose sono due: o sparisce lei, o sparisco io. È facile.

L’idea della psicosi collettiva indotta dall’eclisse dei due soli mi intriga, questo nuovo pianeta strano e pericoloso è affascinante, ma sarà sufficiente a creare qualcosa di nuovo come tanto sbandierano gli autori? Lo scopriremo. 

Per ora da GliScleri è tutto, alla prossima puntata con Red Sun Rising

Vi ricordo di passare da DeCento per farvi due risate quando in realtà non ci sarebbe niente da ridere e da Night Sky Events Italia per le notizie dalla ConClave4!

May we meet again, 

G.

#The100