Westworld 01×03 Recensione

In relazione a tutto ciò che ho espresso nella recensione della scorsa settimana, ho tentato di approcciarmi a questo terzo episodio di Westworld, The Stray, con l’occhio critico di chi crede in una teoria e cerca elementi che possano validarla. Ebbene, ho terminato la visione con alcune delle mie credenze disintegrate e più confusa che mai.

Come dicevo, Westworld ci porta al pascolo come farebbe un mandriano con il suo bestiame: ci tiene incatenati per tutto il tempo, portati dentro e fuori il parco, dentro e fuori la psiche degli androidi, dentro e fuori i sentimenti dei creatori. Quello che è sempre bello è poter avere la possibilità di immaginare, di poter creare un set di motivazioni a sostegno di una idea e man mano arricchirlo o modificarlo, attraverso la graduale aggiunta di informazioni che la serie tv ci regala.

Io credo ancora nella doppia linea temporale degli eventi. Credo quindi che il Cavaliere Nero e William siano la stessa persona, benché con un bagaglio di delusioni e ira repressa molto maggiore nel primo rispetto al secondo. Credo che la frase shakesperiana “these violent delights have violent ends” sia ancora una sorta di parola magica, codice di sblocco delle coscienze degli androidi e sto ancora aspettando di poter validare ancora un paio di pensieri, nati dalla visione di questo terzo episodio e troppo acerbi per essere espressi senza farli sembrare assurdi.

Pensiamo un attimo a Dolores e a come posso usare la sua storyline per legittimare la mia idea che le linee temporali siano due e che la serie sia un continuo andare avanti e indietro tra presente e passato, intorno ad un evento catastrofico che ancora non conosciamo. Dolores vive ancora una volta l’evento tragico della morte dei genitori, ma questa volta in due modi diversi: la prima per mano di un gruppo di ospiti che la uccidono perché lei non riesce a sparare, la seconda per mano del Cavaliere Nero, dove lei è in grado di premere il grilletto. Passato e presente, per me, li possiamo riconoscere nella capacità della ragazza di utilizzare o meno quella pistola. Come dice Teddy durante la lezione di tiro nel deserto, magari lei non è destinata (o programmata) a reagire ad una tale violenza, nel passato. Ma come spieghiamo quindi il cambiamento? Possiamo immaginare che magari nel suo codice di programmazione non ci fossero comandi che le permettessero da algoritmo un tale comportamento, magari è successo qualcosa che le ha permesso di aggiornare la sua gamma di comportamenti anche per quel genere di moto di rivolta per la salvezza personale. La cara Dolores del passato magari ha subito qualcosa ad un certo punto che l’ha portata a modificare se stessa, come Bernard cerca di fare capire regalandole l’Alice nel paese delle meraviglie di Carrol. E’ semplice evoluzione o qualcuno sta modificando il caratteri degli androidi?

Non credo più che Bernard sia un androide, o perlomeno, ora mi risulterebbe difficile crederlo dal momento che ha avuto un figlio, venuto poi a mancare. Sarebbe biologicamente inspiegabile, forse.

Questa settimana mi spingo a teorizzare una cosa anche io: Arnold, il partner di Ford, colui che all’inizio lo affiancava nella costruzione e nell’ideazione del parco, non è morto. O meglio, è morto a livello fisico, ma è riuscito a trasferire la propria coscienza all’interno del mondo fittizio da lui creato e ora agisce mostrandosi agli androidi come una sorta di visione, o una voce fuoricampo, qualcosa che li guida a fare le cose che vediamo fare, che li spinge a ribellarsi alle loro piatte vite, qualcosa che dall’esterno sembra li faccia avere una coscienza personale. Delle circostanze della scomparsa dell’uomo sappiamo poco, se non che è mancato dopo essersi allontanato sempre di più dai suoi colleghi, perso e delirante nella sua volontà di donare agli androidi una coscienza. Arnold potrebbe rivelarsi un grillo parlante, una sorta di Dio, più o meno morale ed etico da seguire, qualcosa che si inserisce nella routine di Westworld e la scombina. Per quale ragione? Ma soprattutto, quanto potrebbe avere senso?

Westworld continua la sua scalata verso l’epicità. Riusciremo a stargli dietro?

Alla prossima, ricordatevi di passare da Westworld Italia e Lost in Series!

G.

#Westworld

 

2 Risposte a “Westworld 01×03 Recensione”

  1. Secondo me arnold è stato in qualche maniera “implementato” (impagliato o simile?) Nel suonatore di pianoforte nell’ufficio di Ford e “gestisce” in qualche maniera il parco……se ci si pensa ad inizio di ogni nuovo giorno del parco si vede il meccanismo di un pianoforte che si accende….

  2. Secondo me arnold è stato in qualche maniera “implementato” (impagliato o altro?) Come automa che suona il pianoforte nell’ufficio di Ford come una specie di coscienza generale del parco stesso. ….se ci si pensa ad ogni nuovo giorno al parco si vede un meccanismo di un pianoforte che si accende

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