Abbiamo letto After e ci ha fatto schifo

Primo di una saga di cinque volumi usciti a partire dal 2015, After non nasce propriamente come libro nell’accezione primaria del termine. After nasce come fan fiction pubblicata a capitoli sulla piattaforma online Wattpad, quindi è una storia originale nata dalla penna di Anna Todd, una fan della boy band inglese One Direction, che ha deciso di prendere il povero Harry Styles e farlo muovere all’interno di un universo inventato da lei e soddisfare così le sue fantasie di scrittrice amatoriale. Il fatto è che After non è neanche una fan fiction. Non vogliamo usare questo termine per sminuire questo tipo di scrittura. Da fruitrice di fan fiction per prima, voglio proprio difendere la categoria, che mi ha regalato storie stupende, idee meravigliose e ben scritte, e che quindi non può neppure lontanamente essere accomunato ad una cosa come After. La potenza e il problema, se vogliamo, delle fan fiction e dei portali a loro dedicati sta proprio nel dare a chiunque la possibilità di creare qualcosa, senza supervisione editoriale e senza un gran filtro per contenuti, creando enormi calderoni in cui trovare nuove eccellenze della scrittura, ma anche lavori abominevoli come quello che stiamo recensendo. Che secondo noi avrebbe meritato di essere potato più che pubblicato.

Vi spiego, insieme a -V., il perché.

La casa editrice che ha deciso che sto spreco di parole meritasse di venire pubblicato (Sperling & Kupfer ndr) descrive la protagonista, Tessa, come la “classica brava ragazza, acqua e sapone, ottimi voti e con un fidanzato perfetto”. Noi siamo qui a dirvi che Tessa è, al contrario, un personaggio orrendo. Prendete un vasetto di bigottismo, immaturità e gelosia, unite il tutto e otterrete Tessa: una diciottenne bugiarda, prevenuta e spara sentenze, convinta di essere il centro perfetto del mondo.

La sua controparte maschile, Hardin, è “tutto fascino e sregolatezza, arrabbiato con il mondo, arrogante e maledetto”. Su questo non possiamo che concordare. Hardin nasce come personaggio totalmente negativo, dal primo momento in cui si “presenta” (non dicendo una parola, troppo intento a fare brutto in un angolo) fino al plot-twist finale (esatto, 400 pagine di libro in cui la storia non finisce neppure), Hardin fa sempre schifo. Il ragazzo però non è solo tutte quelle cose orrende che lo descrivono e già sappiamo, è pure peggio: è instabile, violento, lunatico, possessivo, manipolatore e bugiardo.

Con ste premesse come diavolo si fa a voler pubblicare e distribuire un libro con due esempi di nefandezza umana come questi due? I messaggi che le interazioni tra questi due lasciano passare sono, se possibile, ancora peggio dell’immaginabile.

Libro alla mano, la prima informazione che la casa editrice ci tiene a comunicarci è che si tratta di una storia d’amore, una di quelle che “cambia la vita”. Ora, io non so bene che standard abbiano questi per quanto riguarda le “storie d’amore”, ma dopo aver letto 400 e passa pagine di sto obbrobrio, penso che a tutti quanti in Sperling & Kupfer serva un bel percorso di educazione sentimentale. Quello che per Anna Todd è una “storia d’amore” noi la vediamo come esempio lampante di relazione abusiva. La relazione tra Tessa e Hardin è orrenda e non andrebbe, in nessun modo, divulgata, romanticizzata e data in pasto ad un pubblico giovane e ingenuo. Le pagine vengono sprecate tra litigi, minacce, riappacificazioni, nuovi litigi, nuove minacce e nuove riappacificazioni. In questo continuo tormentarsi, non c’è neanche il gusto di vedere i personaggi cambiare: non esiste crescita in loro, che continuano ad essere caricature di adolescenti mal cresciuti, che si riempiono la bocca di grandi dichiarazioni, ma che dopo 400 pagine sono esattamente uguali a come erano all’inizio. Ci sono momenti in cui i due decidono di migliorare, di cambiare, dove sembra che i protagonisti possano in qualche modo smussare gli angoli dei loro pessimi caratteri, ma basta scendere a leggere qualche riga che tutto viene eliminato e i personaggi tornano esattamente pari a loro stessi, costretti dei loro limiti. L’amore tra Tessa e Hardin è tossico, i due si odiano per quello che rappresentano: lui non smette un secondo di darle della santarellina bigotta, lei lo giudica ancor prima di conoscerlo per via dei tatuaggi e dei piercing che lo rendono automaticamente un criminale. Anche all’apice di realizzazione della loro “storia d’amore”, quando i due si mettono insieme in maniera ufficiale e cominciano a pensare al futuro, l’ormai interiorizzato disgusto che provano l’uno per l’altra non scompare. Basta un litigio (davvero, questi litigano in continuazione) per far uscire ancora e ancora tutto il marcio che pensano l’una dell’altro.

Un altro messaggio disturbante che passa tra le pagine è che la violenza e la prevaricazione siano uno strumento di gestione delle situazioni. In aggiunta a tutti i litigi tra i protagonisti, i capitoli descrivono anche scene violente tra Hardin e tutta una sequenza di personaggi secondari pietosi quanto i principali, litigi violenti con le figure genitoriali, passati di violenza infantile (che vengono usati come giustificazione dei problemi comportamentali del ragazzo), pieni di minacce, botte e chi più ne ha più ne metta. Questi scatti di ira sono all’ordine del capitolo, Hardin perde la testa per una parola detta sbagliata, per uno sguardo di troppo alla ragazza, l’unica cosa che sa fare lui è alzare le mani e spegnere la ragione. In tutto questo, Tessa è terrorizzata da lui, dai suoi modi, ha paura per la propria incolumità, anche se si convince che lui non possa farle del male perché “la ama”.

In questo contesto è per me totalmente inconcepibile anche solo che sti due vogliano scambiarsi qualche parola, e invece succede anche di più, i due personaggi sentono un’immediata e irrefrenabile spinta sessuale, che fa in modo che Tessa tradisca il suo fidanzato soprammobile e che porta Hardin ad andare oltre al disgusto che ha sempre espresso per lei. Una volta stappata la bottiglia della verginità di Tessa (perché figuriamoci se non aveva fatto voto di castità fino al matrimonio con quell’ameba cornuta del suo fidanzato perfetto), il “libro” si arricchisce di scene aberranti di sesso tra due protagonisti, talmente aberranti che ho sperato e pregato che non fossero state stampate davvero.

Prima di tutto, non posso assolutamente credere che al mondo ci siano persone che credono che l’utilizzo di termini quali “scopare” sia adeguato e in questo libro ce n’é un utilizzo improprio. “Ho voglia di scoparti”, “vieni qua che ti scopo” manco Tessa fosse un pavimento. Ma come diavolo si può credere che sentirsi dire sta robe sia arrapante?? Ma davvero pensano che basti condire una scena con parole spinte per renderla bollente?

La “libertà sessuale” che la Todd vuole tanto sbandierare soffre di doppio standard ed è figlia di una visione patriarcale della coppia. Quando si tratta di Hardin, reso praticamente un animale da sesso che ha avuto rapporti con qualsiasi ragazza del college, non si eleva nessun tipo di polemica, anzi sembra quasi che il sesso sia una prerogativa dei personaggi maschili, quasi come se fosse una loro necessità vitale, mentre le ragazze che Hardin ha avuto come compagne di rapporti vengono classificate come delle ragazze facili senza dignità, facendo passare la libertà sessuale femminile come sbagliata e deprecabile. La stessa Tessa diventerà oggetto di insulti da parte della sua stessa madre, che la giudica come una poco di buono (nel libro vengono usati veri e propri insulti che non voglio riscrivere).

Oltre quindi a tutti i motivi precedentemente scritti, che secondo noi sono anche più che sufficienti per evitare come la peste un libro del genere, ci sono anche delle gravi mancanze stilistiche e di impostazione generale. Anna Todd non eccelle in capacità di scrittura, tant’è che un volume di così tante pagine è facilmente leggibile in poche ore. L’autrice non ha un vocabolario particolarmente ricco e variegato, usa le stesse parole, tanto che le pagine si assomigliano tutte. Le descrizioni ambientali sono inesistenti, i capitoli (numerosissimi) sono frastagliati e non danno la sensazione di essere un insieme omogeneo. I personaggi hanno la profondità caratteriale di una pozzanghera ad agosto e sono statici, altamente stereotipati, rinchiusi in gabbie di cliché e pregiudizi. I dialoghi sono davvero basici e spesso e volentieri sembrano solo un botta e risposta asettico. La trama non esiste: le “avventure” di questi due si sviluppano su circa 400 pagine e l’unico colpo di scena riconoscibile avviene alla fine dell’intero volume e viene velocemente chiuso e rimandato al secondo capitolo della saga, mandando in malora le ore sprecate ad infliggersi la lettura per arrivare alla fine.

Un libro del genere non può trovare successo, non può arrivare a condizionare le menti di giovani persone, non può far passare questi messaggi come esempi virtuosi di una storia d’amore che cambia la vita. Questo libro, oltre ad essere un insulto per tutte le persone vittime di violenza domestica, è un insulto all’intelletto delle lettrici (e dei lettori) che si trovano stampate in copertina delle premesse distorte dagli interessi di vendita. Come donne e lettrici ci riteniamo profondamente offese da quello che il mondo editoriale ci propone. Il problema alla base di questo tipo di editoria è la convinzione che il genere femminile meriti di leggere certa spazzatura, come se avesse un intelletto meno sviluppato e bisognasse specificatamente riservare loro prodotti scadenti per messaggi e per tecnica di scrittura. Il peggio del peggio è venderli per tutt’altro, convinti pure che il pubblico poi non si renda conto che tra le mani ci sia in realtà qualcosa che non rispecchia quanto pubblicizzato.

Arriviamo tardi a parlare di questo titolo, ma sentiamo la necessità di farlo: non regalate After e fate desistere chiunque voglia acquistarlo: fa schifo.

Un saluto,

G. & -V.