Ecco perché avremo sempre bisogno di Buffy

Tra le cose di cui sono grata in questa vita ce n’è una che potrebbe risuonare strana alle orecchie di molti: sono immensamente grata di essere nata negli anni ’90. 

“Per ogni generazione c’è una prescelta che si erge contro i vampiri, i demoni e le forze del male. Lei è la cacciatrice.”

Correva l’anno 2000, precisamente alle porte della stagione estiva, quando per la prima volta Italia Uno ha trasmesso quello che per me è stato, è e sarà sempre il telefilm della vita: Buffy The Vampire Slayer. Dall’estate di vent’anni fa ad oggi ne è passata di acqua sotto i ponti, ma qualcosa non mi ha mai abbandonata: ogni anno, in estate, decido di riguardare l’intera serie di Buffy, unica costante telefilmica capace di insegnarmi ancora tanto nonostante gli anni trascorsi. 

Al ‘concetto Buffy’ nessuno aveva dato molto credito inizialmente, tanto meno i finanziatori del film inaugurale che si ritrovò, di fatti, ad essere un bel flop. Ma Joss Whedon, padre creatore della serie, ci ha sempre creduto. Era un tipino interessante a quell’epoca il nostro Joss, nuovo sulla scena e desideroso di apportare il suo contributo nel mondo della televisione. Sempre stato un visionario, ma soprattutto un uomo molto deciso e risoluto nelle sue scelte. Nonostante il flop del film, infatti, all’epoca decise comunque di scrivere l’episodio pilota di quella che ad oggi è una delle serie tv più iconiche della storia. 

Amante del cinema anni ’60 e ’70, Joss cerca di incanalare in questa sua creazione tutto ciò che ritiene essere meritevole di attenzione ed omaggio. Questi dettagli, ancora oggi, li possiamo riscontrare a partire dalla sigla, iconica ed indimenticabile sin dal primo ululato. 

Ogni anno riguardo il pilot e ogni anno scopro sempre qualcosa di nuovo.          
E anche quest’anno le cose non sono cambiate, per cui ho deciso di pormi una domanda e riflettere su di essa: che cosa cambia ogni volta che guardo il primo episodio di Buffy?
La risposta è semplice ed è assurdo che sia arrivata a questa conclusione soltanto adesso: sono cambiata io. 
Ogni anno sono più matura ed guardo Buffy con occhi diversi, più concreti e meno illusi. E la magia sta proprio lì, perché io sono cresciuta in maniera lenta ed inesorabile in questi ultimi vent’anni e nonostante ciò Buffy è sempre in grado, volta dopo volta, di fornire le risposte giuste alle mie domande. 

Tutto è iconico di questa serie e la sua attualità lo dimostra pienamente.
Niente è lasciato al caso, nessun dettaglio è inutile e ogni cosa è studiata per una precisa ragione. Perché nel suo intimo Joss è consapevole di voler fare le cose per bene e a prescindere da quanto successo avrà il prodotto, vuole lasciare il segno. 

L’episodio pilota della creatura di Joss Whedon è un vero e proprio tuffo nel passato, in quegli anni ’90 americani tanto amati e tanto odiati dai trentenni di oggi.            
Ogni cosa richiama quel mondo, dal modo di vestire alla musica ascoltata dai giovani, per non parlare delle prime tecnologie e i primi passi di internet. In America correva l’anno 1997 quando per la prima volta Buffy va in onda e ogni bambina e adolescente capisce sin dal primo istante che ciò che sta per guardare non è la classica serie romantica teen.             
In questa prima puntata nulla si cela, nulla si nasconde o viene addolcito. Sin dal principio, a partire dalla sigla, Joss omaggia clamorosamente il passato e lo aiuta a fondersi con il suo presente. Questa inizia con un ululato accompagnato da un organo. Sullo schermo appare una luna tremolante in un cielo notturno con sovrimpresso il titolo della Serie Tv in caratteri che ricordano i vecchi film dell’orrore. Lo scopo è quello di riportare alla mente dello spettatore i film della Hammer House of Horror (Dracula, Frankenstein, The Mummy) e i vecchi film in generale. Ricordiamoci che la figura del Maestro e il volto da vampiro sono ispirati al primo film su queste creature mai stato prodotto, ovvero Nosferatu di Murnau.

In pochi secondi la musica cambia, abbandonando le atmosfere horror degli anni ’60 e ’70. Il motivo è lo stesso suonato dall’organo, ma ora viene eseguito con chitarra elettrica e batteria, trasportando il tutto nell’era della musica giovanile della fine degli anni ’90.

In questo primo episodio ci viene presentato tutto, anche il motivo principale per cui Buffy è la protagonista. Joss fa di Buffy la paladina degli anni ’90 come segno di riscatto nei confronti di tutte le ragazze bionde, minute e aggraziate che per anni (ed ancora oggi purtroppo) vengono additate come ‘bamboline senza cervello’.   
Buffy è una quindicenne come tante altre che si vedono in tv in quegli anni: ama i vestiti alla moda, ama truccarsi e andare dietro ai ragazzi, non è particolarmente incline agli studi accademici, ma allo stesso tempo ama andare a scuola e fare amicizia con i suoi coetanei. Ma Buffy, sin da subito, ci insegna che oltre ai capelli color del grano, le unghie laccate e la passione per la moda si può essere tanto altro. E si, tutto insieme!!!!

Buffy stravolge completamente gli stereotipi, introducendo sin da subito lo spettatore in un nuovo modo di pensare e di agire. Grazie alle sue amicizie (Willow e Xander rappresentano due dei suoi punti fissi per tutte e sette le stagioni) riscrive il significato stesso di ciò che è cool per un adolescente degli anni ’90. Con i suoi errori insegna che è giusto sbagliare e che non bisogna vergognarsi delle proprie imperfezioni. Grazie al rapporto con sua madre e il signor Giles sin da subito emerge tutta la conflittualità tipica di un adolescente, ma allo stesso tempo emerge anche il bisogno impellente e costante che i giovani hanno di sentirsi guidati. Anche se non ne sono consapevoli. 

Dai dialoghi ironici e incalzanti, dai vampiri mostruosi e temibili e dalle lezioni di vita che impartiscono i personaggi grazie ai loro comportamenti si evince sin da subito che questa serie ha dell’ordinario, ma anche e soprattutto dello straordinario. 

“La vita è breve. […] Afferra il momento, perché domani potresti essere morta.”

Questo è soltanto il primo dei tanti insegnamenti di Buffy.    
A quindici anni, inesperta in tutto, Buffy è destinata ad un percorso di vita che la porterà ad essere un’eroina sia nello show sia al di fuori. Sarah Michelle Gellar, attrice che presta volto ed anima a Buffy, ha contribuito attivamente alla creazione di questa eroina ancor prima che il girl power diventasse mainstream. 

C’è da dire che gli anni ’90 sono stati degli anni particolari per il femminile, rappresentato da alcuni personaggi controversi soprattutto per quanto riguarda i contenuti che questi intendevano promuovere. In ambito musicale, le Spice Girls sono state le beneamine di tantissime adolescenti e bambine in tutto il mondo. Le loro canzoni raccontavano di una forma ancora ibrida di sorellanza, in maniera simpatica esprimevano la loro personale idea di emancipazione ed indipendenza. In modo più arrabbiato e viscerale invece, Alanis Morrissette faceva scoprire al mondo il modo in cui anche una donna potesse sentirsi delusa, persa e incazzata nera per una rottura, raccontando senza mezzi termini dei suoi momenti di dolore legati a quanto brutalmente il Lui di turno l’avesse tradita o lasciata.       
L’Italia in quegli anni era costantemente bombardata da cultura pop nata oltre oceano e questa influenza la si poteva riscontrare nel massiccio incremento di ragazzine vestite esattamente come Brenda e Kelly di Beverly Hills 90210, i ragazzi innamorati dello stile street tipico di Willy il Principe di Bel-Air e i walkman che consumavano i nastri delle musicassette punk rock e pop. 

Ad un certo punto però, senza neppure accorgercene, noi ragazzine dell’epoca abbiamo iniziato ad imitare anche un altro personaggio che quotidianamente ci faceva compagnia dalla tv. E in un attimo tutte le versioni 2.0 di Brenda e Kelly iniziarono ad emulare i comportamenti di Buffy, cercando di sentirsi più sicure e far sentire la loro voce. Ancora me lo ricordo l’autunno del 2001 costellato di giacche di pelle che arrivavano fino alla caviglia. Se si chiedeva a mia sorella perché ne indossasse una, puntualmente rispondeva che la sua giacca era come quella indossata da Laura Pausini. Se si poneva la stessa domanda alla sua migliore amica, lei puntualmente rispondeva: “Così sembro uguale a Buffy e magari anche io incontro il mio Angel.” 

Buffy è stata capace di insegnarci che il romanticismo è dolce, lento e di altri tempi, ma è anche pieno d’insidie. La sua storia con Angel ha fatto sognare tantissime persone e il mondo di Buffy ha ispirato tanti giovani scrittori e scrittrici di fanfiction. All’epoca non esistevano i siti internet completamente dediti a questo tipo di racconti. I Forum la facevano da padrone e le storie che venivano caricate su queste pagine hanno permesso alle persone di conoscersi, di instaurare rapporti di amicizia e si, anche di innamorarsi. 

La vita delle serie tv non sarebbe stata la stessa senza questo show, nessuno avrebbe mai conosciuto l’idea delle serie tv capitanata da un personaggio principale femminile, tanto meno le future generazioni avrebbero mai pensato di avere a che fare con telefilm capaci di mischiare il teen drama con il fantasy per non parlare del modo in cui alcuni episodi di Buffy abbiano contribuito alla creazione di un nuovo modo di scrivere e di girare. La prima stagione, rispetto a tanti altri telefilm postumi, è lenta ed incespica spesso, per questo consiglio a chi – anche dopo vent’anni – dovesse decidere di iniziare adesso la serie di non fermarsi alla prima stagione. È bella, ma è piena di potenziale ancora non espresso. Il budget era ancora basso, gli script erano ancora in fase di sperimentazione e le dinamiche tra i vari mondi che Joss voleva esplorare erano ancora in fase di allestimento concettuale. Andando avanti però, il tutto esplode e quando si pensa di essere arrivati al massimo è proprio lì che il tutto sorprende ancora, perché Joss e il cast alzano di stagione in stagione l’asticella, fino ad arrivare ad una settima stagione che sfiora la perfezione. 

Buffy ha anche contribuito alla creazione di un altro grande cambiamento nella storia delle serie tv: l’antagonista.            
Il cattivo delle serie tv non sarà più lo stesso una volta conosciuto Il Maestro, Il Sindaco, Faith e si, il cattivo più cattivo di tutti i cattivi: Il Primo.            
La concezione binaria di bene e male nel corso delle sette stagioni perde i suoi confini netti e definiti per lasciare il posto a delle zone grigie nelle quali tutto è confuso, tutto è messo in discussione e i costrutti di una vita vengono distrutti a favore di nuovi modi di sentire il vissuto e le emozioni. Esattamente come in ogni percorso di vita, durante le sette stagioni lo spettatore impara a capire che l’amore non è sempre romantico e gentile, che alle volte può essere malato, oscuro e contorto e che ci sono volte in cui la vita è davvero difficile da vivere anche se hai i super poteri. Attraverso il percorso che Joss ci offre lo spettatore impara a capire l’importanza delle scelte, si rende conto della differenza tra colpa e responsabilità, viene a conoscenza (e per molti è stata la prima volta) dei diversi modi in cui l’amore decide di manifestarsi. Esso può essere gentile e misterioso come quello provato da Buffy ed Angel, può essere puerile come quello provato da Cordelia e Xander, può essere dolce e voluttuoso come quello sperimentato da Oz e Willow. Ma può essere anche complesso e oscuro come il sentimento che lega Spike e Buffy, può essere antico e totalizzante come quello provato da Anya e Xander e può essere intimo, potente e ancestrale come quello provato da Willow e Tara. 

Dal primo settembre su Prime Video è possibile vedere tutta la serie e credo che i motivi menzionati in questo articolo non siano neppure lontanamente abbastanza validi da portarvi ad iniziare questo show. Sono i miei motivi però, alcuni almeno.                 
Sono alcuni dei motivi che mi spingono oggi a dire che anche grazie a Buffy io oggi sono la donna che sono. Ed è grazie a Buffy se oggi posso dire di essere un’appassionata di serie tv. Più di tutto però, devo a Buffy la scoperta di me stessa. 
E quando uno show riesce a fare cose come queste allora davvero merita una possibilità, non credete?

Un abbraccio a distanza,

Ross.