Lucifer 01×12 Recensione

Cari diavoli, stanotte è andato in onda in America il super finale di questo gioiellino che è “Lucifer” e, in attesa di vederlo, vi pubblico la mia recensione dello scorso episodio, giusto per rigirare il coltello nella piaga.
La 1×12, dall’emblematico titolo #TeamLucifer, è stata infatti una puntata straziante e il mio povero cuore si è infranto molteplici volte durante la visione. Ci ha lasciati in sospeso, col fiato strozzato, in attesa spasmodica di sapere cosa accadrà, con la necessità fisica e psicologica di vedere che il nostro Lucy sta bene. Al momento voglio solo rannicchiarmi in un angolino ripetendomi che è andato tutto bene, solo che io ancora non lo so.
#TeamLucifer ha esplorato i sentimenti di ognuno dei nostri personaggi, facendo emergere le loro delusioni, le loro debolezze, la loro tristezza. Tutti gli attori sono stati bravissimi, tanto che ho potuto immedesimarmi in ognuno: il dolore era tangibile, reale. La maggior parte di loro sarà anche di natura angelica, ma in realtà sono tutti più simili agli umani di quanto vogliano ammettere: sono fragili, imperfetti, sensibili. A partire da Amenadiel, il fratellone tutto d’un pezzo, serio, burbero, integerrimo, che però prova davvero dei sentimenti d’affetto per Maze e si sente tradito quando scopre che lei lo ha solo usato. Maze stessa, però, è a sua volta delusa dai due fratelli angelici, dei quali è stata solo una pedina nella scacchiera dei drammi familiari.
Per quel che riguarda Lucifer… beh, il capitolo è lungo. In questa puntata lo vediamo combattere contro se stesso, contro le sue paure, contro i pregiudizi, contro le accuse, contro un ruolo cucitogli addosso che però non riconosce come suo. L’episodio si apre con un salto temporale di 3 settimane, in cui si scopre che da “that night” il nostro diavolo ha evitato in ogni modo la detective: spaventato da lei, da sé, dalla sua vulnerabilità, dalla sua incertezza, dal timore che lei possa essere parte di un piano del daddy dearest, dal dubbio di aver risposto fiducia in qualcuno che potrebbe ferirlo di proposito. Richiamato al lavoro da Chloe, che lo rivuole fortemente accanto a sé, si trova faccia a faccia con una setta di “Children of the goat” che fa rituali – di fatto goliardici e ridicoli – in onore di Lucifero. Il tutto fa anche sorridere il nostro protagonista, almeno finché non sorge un problema: cominciano a essere compiuti dei sacrifici umani reali e questi non sono indirizzati a un ipotetico Lucifero, ma proprio a lui, Lucifer Morningstar! Qui esplode la rabbia, la frustrazione, l’amarezza del nostro diavolo, che non sopporta più la situazione che si è creata: per l’ennesima volta tutti danno la colpa a lui, lo vedono come il cattivo, il mostro a causa del quale accadono le atrocità. Lucy non accetta questo giudizio, non vuole più essere visto come il male: non è malvagio, non è un essere spietato, non è causa di dolore. Al contrario, egli è la conseguenza delle azioni abominevoli degli uomini, è incaricato di punire chi ha fatto del male e si è macchiato di azioni spietate: il diavolo è costretto dal suo ruolo a condannare i cattivi che hanno sbagliato, non a spingere brave persone a errare e fare del male. Lucifer soffre della visione distorta che tutti hanno della sua figura e ribadisce questo concetto anche quando, più avanti, Chloe lo allontana dal caso: “Mi proteggi dal male o proteggi il mondo da me?”.
A proposito di cattivi, chi è indubbiamente spregevole è Malcolm. “You are insane”, gli dice Lucy e come dargli torto. Spregevole, viscido, doppiogiochista, esaltato: ogni azione lascia il disgusto e non fa eccezione a questo la sua lucida follia, quella con cui decide di uccidere le persone, sacrificandole al diavolo, proclamandosi “Team Lucifer”. Bello mio, sono anch’io Team Lucy, ma non ammazzo né persone, né capretti, a manco formiche per lui. Mi sa che non hai capito molto bene. Inoltre non ti proclami fan e sostenitore di qualcuno per poi cercare di incastrarlo per omicidio, no?
Il finale mi ha traumatizzata. Chloe che vede il cadavere del reverendo accanto a Lucifer e gli punta la pistola contro, intimandogli l’arresto: gli occhi lucidi, la voce tremante, non sa se il suo amico e collega è davvero il responsabile dell’omicidio, preso dalla rabbia e dallo sconforto, o se c’è qualcosa sotto. Ha abbassato le difese con il diavolo, è eccentrico, è discutibile, ma di fatto è onesto e sincero. Non riesce a credere ai suoi occhi: lo stesso Lucifer che si è dichiarato vulnerabile di fronte a lei può davvero avere ucciso delle persone? E lui è incredulo, senza parole, incapace di realizzare cosa sta accadendo. Rassegnato alza le mani, in segno di resa, comprendendo che non è il momento di ribellarsi, di spiegare, di fare battute. Sa che la detective sta facendo quel che deve e non c’è spazio per l’amicizia ora.
Noi restiamo qui, col fiato sospeso, chiedendoci che ne sarà del nostro diavolo preferito, se ci sarà spazio per le spiegazioni, per i chiarimenti. Se questa volta sarà Chloe a salvare Lucifer, come in uno specchio che riflette la prima puntata. Una sola certezza: sublime l’interpretazione di Tom Ellis. Bravissimi tutti gli attori, in generale. Chapeau.

Vi lascio miei dannati, vado a godermi questo gran finale. Nel frattempo ricordatevi di fare un salto da Lucifer Italia e Lucifer The Fallen.
Tra le fiamme dell’Inferno,
-V.

#Lucifer