Lucifer 02×04/05/06/07 Recensione

Premessa: sono un mostro.

Non credo di poter essere definita altrimenti, visto che il tempo è scorso a una velocità pazzesca e io sono qui a recensire la bellezza di 4 episodi tutti insieme. Purtroppo ero impegnata ad autodistruggermi con la vita reale e, ora che Amenadiel ha perso i suoi poteri, non ha potuto congelare il tempo per consentirmi di fare un po’ di cose nel mentre che gli altri erano bloccati. Ah, questi angeli inutili!

Queste puntate sono state molto belle e hanno spaziato attraverso un’ampia gamma di emozioni: nel giro di 90 minuti siamo passati dalla risate e dal divertimento spensierato al dolore, al senso di colpa, la tristezza. Tom Ellis è un attore magistrale in ogni veste e ringrazio ogni giorno Dio (o forse non è il più adatto al contesto) per avercelo donato: il suo Lucifer ha humor, brillantezza, verve, classe, eleganza, ma anche dolore, sofferenza, senso di colpa, solitudine. E canta. Non dimentichiamocelo MAI.

Bene, dopo aver ringraziato l’Altissimo per il nostro Tom Ellis quotidiano, possiamo passare alla recensione vera e propria, ché di tempo ne ho già perso abbastanza. Chiaramente non posso parlare nel dettaglio di ogni singola puntata, perché con la mia logorrea rischiamo di arrivare alla fine della stagione (avete letto che sono stati ordinati 22 episodi totali e non più 13?!) e ancora non ho finito di scrivere. Faremo quindi un percorso per aree tematiche, affrontando i temi centrali che hanno caratterizzato gli ultimi 4 episodi e le dinamiche comportamentali dei nostri personaggi.

  • AMICIZIA: la 2×04 è stata una puntata spassosissima ed esilarante, incentrata interamente sull’amicizia, in particolare sui concetti di sisterhood e brotherhood. Da un lato abbiamo infatti trovato il gruppo di sole donne, che sono partite per una tranquilla bevuta e si sono ritrovate coinvolte in una rissa, dall’altro lato ecco invece il trio di maschietti che lavorano a feste esclusive con gentil donzelle compiacenti. Che brutta vita, che brutto lavoro. Partiamo proprio dall’inedito trio Lucifer-Amenadiel-detective Douche, che si compone improvvisamente per i casi del destino: Dan deve indagare sulla morte di due ragazze in un club esclusivo, Lucifer viene coinvolto perché Douche ha scritto in fronte POLIZIOTTO a lettere cubitali e verrebbe scoperto in 3 2 1, mentre Amenadiel viene trascinato per divertirsi e abbadonare il nugolo di autocompatimento.

Il tutto finisce quindi con uno che cerca davvero di fare il lavoro, uno intenzionato a sfruttare tutto ciò che di buono viene loro offerto per “mimetizzarsi” e uno ubriaco marcio che prima attira tutta l’attenzione e poi si accascia su una sedia. Risate assicurate, ma forse la prossima volta meglio una comunanza di intenti! Parallelamente, in un altro bar, assistiamo a uno dei momenti più epocali, esilaranti e appassionanti dell’intera serie: il quartetto Chloe-Linda-Maze-Ella. Lo ammetto, per un attimo mi sono confusa e ho visto davanti a me l’immagine di un altro gruppo iconico.

Questa assurda uscita tra ragazze nasce a tradimento, tutto organizzato dalla mente di Lucifer e Maze. Il primo è fermamente convinto che la detective: 1) non sappia divertirsi 2) non abbia amici da chiamare nel caso voglia uscire. Complice il volersi togliere la donna dalle calcagna, inoltre, lancia quindi una sfida a Mazekeen, chiedendole di trascinarla fuori. Questa a sua volta invita la psicologa, mentre il diavolo estende l’invito al medico legale. rivelatasi una festaiola. Ecco quindi che ci ritroviamo a una noiossima serata con 4 personalità completamente differenti, imbarazzate dal non sapersi cosa dire, finché un goccio (o forse più) di alcool e una serie di buffe confidenze fa decollare l’uscita. Tra risate, sbronze e fraintendimenti, Chloe si ritrova alle prese con una fidanzata gelosa e scatta la rissa: botte, fruste, tavoli che volano ed ecco che le 4 donne di ritrovano a fare fronte comune, a proteggersi e spalleggiarsi a vicenda, come un vero gruppo di amiche. Purtroppo, una volta svelata la scommessa tra Maze e Lucy, Chloe non la prende bene e si sente tradita e delusa: sia da quello che credeva amico e invece la frega alle spalle, sia da chi credeva genuinamente interessata a lei e invece lo faceva solo per gioco. Questo però non è vero e Maze, con qualcosa che si avvicina vagamente a delle scuse, le rivela di sentire un legame con lei e che non picchia per chiunque. La svolta si ha soprattutto quando le ricorda che andranno a convivere in una casa insieme, anche con la piccola Trixie! Che dire, ne vedremo delle belle… E ci auguriamo tante altre uscite di questo fantastico quartetto!

  • FAMIGLIA: la 2×05 ruota essenzialmente attorno al concetto di famiglia, in particolare quella bizzarra di Lucifer. In questo episodio vediamo interagire La Madre, Lucifer, Amenadiel e addirittura un altro fratello angelico di cui non conoscevamo l’esistenza: Uriel. In un certo senso, poi, pur non avendolo fisicamente visto, possiamo includere nell’allegretto quadretto anche Dio, per la cui volontà si sono svolti tutti gli eventi. La loro è una famiglia assurda, complicata, incasinata, piena di antichi rancori, anche disfunzionale. Eppure, ognuno a modo proprio, tutti cercano di compiacersi l’un l’altro, di non sfigurare, di reggere il livello imposto, di non deludere le aspettative. C’è chi lo fa per sincero affetto, chi per un complesso di inferiorità, chi per primeggiare, ma alla fine non sono poi così diversi l’uno dall’altro e si rivelano per quello che sono: una famiglia. Dio è il sommo Padre, colui che dall’alto bacchetta e comanda tutti, che vuole che le cose siano fatte come ha stabilito, che gli altri gli obbediscano, che li ricatta anche per riscuotere ciò che gli è promesso e dovuto. La Madre è colei che è sulla Terra per i propri figli, che vuole stare con essi, che ci tiene a dimostrare che li ama e che, proprio per questo, è pronta ad affrontare il suo destino e tornare all’Inferno, aiutando Lucifer. Forse non sarà una madre modello, ma il suo sentimento sembra essere sincero. Amenadiel è il figlio perfetto, quello responsabile, che rispetta gli ordini, che dà il buon esempio. Tuttavia è anche colui a cui basta spiegare le ali e mostrare la forza per incutere timore ai fratelli, rivelandosi un avversario più che un complice. Uriel è il fratellino antipatico, quello svantaggiato e deriso, quello spaventato e per questo ubbidiente. Il fratello che quasi appare come un piccolo vermetto strisciante, leziosetto e leccaculo, che per tutta la vita ha vissuto nel terrore del fratello maggiore, compiacendolo ma covando rancore, nella speranza un giorno di vendicarsi e avere un riscatto.

Lucifer è poi il figlio che fa il duro, che si mostra deciso ma in realtà è dilaniato dai dubbi, combattuto tra l’affetto, il rispetto della parola data e la ribellione. Quello che vuole trasgredire, ma che poi non se la sente di andare fino in fondo e cerca sempre una strada alternativa. Quello che finge di poter stare solo, ma in realtà desidera affetto. Quello che protegge le persone che ama anche a costo di uccidere il sangue del suo sangue, finendo preda di un lacerante senso di colpa. Perché, nonostante tutto, la famiglia di Dio è uguale a tante altre.

  • LUTTO: il tema della 2×06 è stato molto più profondo rispetto al solito. Per quanto questo telefilm affronti sempre risvolti etici, psicologici ed emozionali all’interno di puntate divertenti, in questo episodio abbiamo visto i personaggi passare attraverso il tunnel profondo dell’eleborazione del lutto. Dopo la morte di Uriel per mano di Lucifer, i due fratelli superstiti cercano di venire a patti con la propria coscienza e superare il dolore che provano. Amenadiel si sente responsabile dell’accaduto, incolpandosi per non aver potuto fermare il fratello a causa della perdita dei poteri. Trincerandosi in casa, passa il tempo insieme ai suoi “se io”, “se lui”, pensando a come avrebbe potuto comportarsi diversamente. Portato dalla Madre alla tomba di Uriel, il suo senso di colpa si tramuta poi in rabbia e disprezzo verso Dio, vedendosi come una marionetta nei confronti del Padre, costretto ad accontentarne i capricci e assistendo impotente a ciò che avviene se queste volontà non vengono rispettate. Scarica quindi la responsabilità su quella figura ingombrante che da sempre condiziona le loro vite. Lucifer prende invece una strada differente, calandosi in un vortice autodistruttivo molto simile alla sua vita prima dell’incontro con Chloe: alcol, droga, donne.

Il diavolo è tormentato dal rimorso di ciò che ha fatto e cerca di allontanare il pensiero facendo ciò che più gli riesce meglio, ovvero distrarsi e darsi alla pazza gioia. A nulla valgono le offerte di aiuto della detective Decker e della dottoressa Martin: Lucifer non si apre, non si confida, non mostra il suo animo. Vuole evadere dai pensieri, perdendo la lucidità e il controllo sulle proprie emozioni, cercando un modo per punirsi. Seguendo il caso del giorno, vediamo un parallelismo tra il nostro protagonista e l’assassino che catturano: entrambi si liberano delle proprie responsabilità e le addossano ad altri, finendo però per rivelare un senso di colpa che li distrugge dall’interno e che li spinge a comportarsi in un certo modo solo per ricevere una punizione, perché essi stessi sentono di meritarla. Un dolore e una responsabilità così grandi, per Lucifer, che lo spingono a ricercare la massima delle punizioni: la morte.

  • RICERCA DI SÉ: questo è il fulcro dell’ultimo episodio andato in onda e che ha coinvolto le storie di addirittura 4 personaggi. Cosa succede quando l’immagine che dai non coincide con ciò che senti? Cosa succede quando rivelare la tua vera natura spaventa gli altri? Cosa succede quando vorresti essere accettato ma ciò sembra impossibile? Sono le domande che tormentato i nostri protagonisti, spingendoli a comportamenti che non gli appartengono, finché il dire la verità ad alta voce non li aiuta a capire che strada seguire. Troviamo una Maze che tenta con tutte le sue forze di integrarsi con quegli umani che a poco a poco le cominciano a piacere e che prova a comportarsi come loro. Incapace di soddisfare le aspettative che la circondano – trovare un lavoro e svolgerlo in maniera corretta, condividere una casa con una bambina, seguire delle regole – e priva dell’amica umana che le è più cara, Maze si sente sola, tradita, inadatta. Finché il consiglio della piccola Trixie – “Devi fare ciò che ti piace” – la aiuta a trovare un lavoro come cacciatrice di taglie, facendo ciò meglio le riesce: dare la caccia agli umani. Questo le dà il coraggio anche di affrontare la dottoressa Martin e lottare per riaverla come amica: non importa se è un demone e non un’umana, quella che ha visto è sempre stata la vera Maze.

Chloe affronta i demoni del passato, trovandosi di nuovo faccia a faccia con l’uccisione del padre. Ciò non solo riapre vecchie ferite, ma la spinge a chiedersi se davvero fare il detective sia stata una sua scelta o un modo per onorare il padre poliziotto. Forse neanche lei lo sa con certezza, ma alla fine quello che conta è chi è diventata e cosa fa: aiutare gli altri, essere una brava persona, assicurare una giustizia. Come dice Lucifer, il padre ne sarebbe orgoglioso. Allora poco conta se Chloe ha da sempre avuto la vocazione o ha voluto riflettersi nel papà: l’immagine che comunque riflette lo specchio è la sua.

Particolare il caso che riguarda Lucifer e Dan invece. Per tutta la puntata, assistiamo alla trasformazione di Lucifer in Douche, cercando di carpirne il segreto: il poliziotto è noioso, prevedibile, comune, ma proprio per questo rassicurante e sensibile, finendo per piacere a tutti. Lucifer decide di apprendere le sue mosse e diventa una sua copia (quasi) sputata, partendo dall’abbigliamento, proseguendo con il linguaggio e arrivando alla gestualità e ai comportamenti. Questo perché non vuole più essere se stesso, sente che la sua natura non piace: non solo non è una persona amata da tutti come Dan, ma rivelando il suo vero volto mostruoso alla psicologa l’ha ferita e scioccata. É triste e arrabbiato, perché quando davvero ha mostrato la verità che tutti gli richiedevano non è stato capito. Prova allora a indossare una maschera che non gli cade bene, finendo per prendere in giro chi sta imitando. A sua volta, però, Dan non si sente completamente a suo agio con se stesso: al contrario, frequenta un corso di improvvisazione teatrale dove si cala nei panni di Lucifer. Quest’ultimo si arrabbia vedendosi caricaturizzato, ma ciò non è poi diverso da quello che a sua volta stava facendo. I due hanno quindi un confronto, in cui Douche rivela di trarre a sua volta ispirazione dal diavolo. Ammette di non essere davvero spontaneo di natura, di sentirsi spesso a disagio, quasi inferiore e invidia la vita di Lucifer: è bello, è ricco, sicuro di sé, ha mille donne, partecipa alle feste, non ha moglie e figli, non ha responsabilità. In pratica in un certo senso ammira tutto ciò che non è lui. Entrambi capiscono quindi di non essere poi così diversi, vedendo nell’altro una persona migliore e più apprezzata, dalla vita più facile e senza ombre, quando in realtà non è davvero così. Sono due anime complementari che possono imparare molto l’una dall’altra, spronandosi e migliorandosi a vicenda, ma che non devono finire per tradire se stesse.

Momenti TOP: le interazioni tra Maze e Trixie.

Momenti FLOP: troppe poche interazioni con la Madre. We want more!

Se siete arrivati fin qui, congratulazioni! Prometto che le prossime recensioni saranno singole e più brevi, magari con un tocco di ironia in più, visto che questa è stata straordinariamente seriosa e riflessiva. Come sempre vi invito a passare dalle nostre pagine amiche Lucifer the Fallen, Lost in Series e The world of two Fangirls, mentre non perdervi alcun nostro aggiornamento potete seguirci sulla nostre pagine facebook e twitter.

Diabolicamente vostra,

-V.