Lucifer 03×03 Recensione – Mr. & Mrs. Mazikeen Smith

Buongiorno a tutti e bentrovati con la recensione di un episodio di Lucifer molto particolare! Dopo tanto tempo che ne avevo sentito parlare e vista la recente assenza del personaggio, la mia curiosità era alle stelle e la pazienza scarseggiava. Tuttavia l’attesa è stata premiata e, come il titolo preannunciava, la terza puntata della stagione è stata interamente dedicata alla meravigliosa Mazikeen!

Come si sarà capito dalla mia premessa entusiasta, io adoro questo personaggio. Beh, in realtà li amo quasi tutti, quindi forse non sono molto attendibile… ehm ehm…

Del resto, come non venerarla? Cinisca, sarcastica, spietata, socialmente inadeguata, disturbante, senza anima, eppure più umana di tanti umani. Senza anima. Questo è stato il fulcro di tutto l’episodio. Da questa rivelazione scaturisce tutta la (involontaria) ricerca in se stessa che Maze compie in questi 40 minuti. Da una tranquilla chiacchierata al bar, la nostra demone rivela a Linda che non ha un’anima, che non ci sarà una vita dopo la morte per lei, che semplicemente un giorno morirà e di lei non resterà più niente. Lo dice con noncuranza, come se non gliene fregasse niente e lo accettasse, ma l’amica non ci sta.

La dottoressa trovo tutto ciò molto triste, ma è fermamente convinta che questo non debba spingere Mazikeen a rinunciare a uno scopo nella vita, a se stessa, a ciò che di bello la circonda. Il non avere materialmente un’anima non significa non provare emozioni e agire come una macchina. La sprona quindi ad ambire a qualcosa di meglio del semplice bere, fare sesso, dare la caccia ai ricercati. La esorta a dare il massimo, a essere la migliore Maze possibile. Anche Lucifer concorda, ma come sempre finisce per distorcere le parole della psicologa e dà al demone il consiglio più assurdo che potesse:

Insomma, in parole povere la lancia all’inseguimento del più feroce latitante in circolazione! Chiaramente la nostra bella senz’anima non se lo fa ripetere due volte e si mette in marcia verso il Canada, convinta che sarà l’ennesima cattura in passeggiata. Chi si preoccupa è invece Chloe, non solo come detective, ma anche come sua coinquilina e amica. Chiaramente non è preoccupata per Mazikeen, eh, bensì per il Canada…

La cacciatrice di taglie non esita ovviamente un secondo a combinare casini, lasciando una scia di feriti e posti vandalizzati alle sue spalle. Senza troppe difficoltà arriva però al suo scopo, ovvero individuare Ben il killer e ammanettarlo. Peccato che stavolta i giochi non siano facili per Maze, perché la preda ha un particolare dono con cui l’ha sempre fatta franca: il fascino. Ben non è spietato, sanguinario, violento, dedito alla fuga rocambolesca. E’ un uomo interessante, sorridente, cortese, amante dei piaceri della vita, con una ars oratoria non indifferente. Scaltro e astuto, riesce a distrarre la demone con le sue parole e a liberarsi delle manette. Questa inaspettata sfida stuzzica Mazikeen, che si ritrova finalmente qualcuno capace di tenerle testa, pur essendo addirittura umano.

Tuttavia nulla è come sembra e tra cacciatrice e preda nasce un’alleanza contro il vero nemico: un tenente che ha incastrato Ben e adesso sta cercando di eliminarlo. Maze non sa se quel che l’uomo le sta raccontando è vero, ma d’istinto si fida. Guardando quegli occhi, ascoltando le sue parole, riconosce se stessa in Ben: una persona in fuga, senza un’anima, capace di andare avanti senza compassione. Ed è proprio questa immedesimazione che la spinge, paradossalmente, a provare empatia nei suoi confronti. Quell’anima che Mazikeen crede di non avere comincia a emergere dalle crepe della sua corazza da dura. Anche la demone sembra essere vittima del fascino di Ben, succube delle sue parole, tanto da far preoccupare Lucifer.

“HE BROKE MY MAZE”

E invece no. Maze è forte, bella, sensibile, razionale. Maze ha, nonostante tutto, un’anima. Un’anima che le suggerisce di credere a questo delinquente sconosciuto, ma che la spinge anche a rivolgersi a chi le vuole bene. Pur facendo di testa sua, la demone chiama Chloe e Lucifer e li aggiorna sulla situazione, confidando i suoi dubbi. Sa perfettamente cosa vuole e deve fare, ma vuole condividere con i suoi amici. Soprattutto, vuole la loro fiducia. La detective lo capisce e gliela concede. Fa ricerche su ciò che ha saputo e manda un Dan in tenuta da Hawaii ad aiutarla, ma non corre a salvarla da un ipotetico manipolatore. Le crede, perché ha visto un cambiamento in lei.

Maze, infatti, come da consuetudine, fa il culo ai cattivi, ma questa volta lo fa perché sente che è giusto, perché ci tiene, perché qualcuno con cui ha un legame ha bisogno di lei. Perché ha un’anima. Un’anima fantastica che, alla fine, la riconduce a casa, da tutte le persone che le vogliono bene e a cui lei stessa vuole bene.

You may not have roots, but turns out I do. And I may even… miss them.

Maze è partita per consegnare allo Stato uno dei più grandi latitanti, ma è tornata avendo trovato qualosa di molto più grande. Ha scoperto ciò a cui era destinata, tutto quello che di bello Linda aveva visto per lei: una casa, una famiglia.

 

Lo giuro, ho trattenuto a stento le lacrime. Ho amato tantissimo Maze e ho amato tantissimo questo episodio. Lucifer, come sempre, si dimostra uno show capace non solo di far ridere e intrattenere, ma anche di far riflettere e, perché no, scavare un po’ dentro se stessi.

Fatemi sapere che ne avete pensato qui sotto nei commenti, su Facebook o Twitter. Adesso però non state qui ancora a lungo, che aspettate? Correte a vedere la nuova puntata già uscita e subbata (God bless Canada)!

Demoniacamente vostra,

-V.

#Lucifer