The 100 03×16 Recensione SEASON FINALE

Ecco che è arrivato. Temuto ed indesiderato, il finale è arrivato e si è portato via questa terza stagione, chiudendo le avventure dei nostri amati cento e buttando le basi per quello che sarà il loro futuro. Parliamo di un finale di stagione che qui in casa de GliScleri ha lasciato dietro di sé una vera e propria Civil War: siamo in disaccordo nel valutare Perverse Instantiation: Part 2 e forse è proprio bello così. Abbiamo deciso di commentarla in modo diverso, da una parte esponendo gli aspetti che ce lo fanno promuovere, dall’altra i motivi per cui ha deluso le aspettative. A voi, questo sedicesimo episodio, come vi ha lasciato?

YAY

Premetto che AMO The 100. E’ la mia ragione di vita il venerdì quando vorrei solo poter stare a letto tutto il giorno e invece mi alzo e mi carico di ansia fino al momento in cui vedrò l’episodio. E’ la ragione per cui spesso e volentieri non aspetto i sottotitoli in italiano e me la vedo di nascosto con quelli in inglese perché l’attesa è una brutta roba. E’ la ragione per la quale piango per giorni senza preavviso, solo perché mi torna in mente una frase particolare, una scena particolare, una morte particolare. The 100 è la ragione per la quale se giro in macchina e mi metto a pedinare furgoncini bianchi è solo perché hanno macchie di sporco circolari ad infinito e sono convinta che Becca voglia dirmi qualcosa. E’ la ragione per cui se negli altri telefilm sento frasi che fanno parte dello scenario di questo show mi viene male. E’ la ragione di un disagio esistenziale già piuttosto grave, ma che dopo la visione di questa serie si è trasformato in un disagio esistenziale enorme.

Ammetto, e l’ho espresso apertamente, di aver avuto serio timore riguardo alla riuscita di questo finale di stagione. Le ragioni di questa cautela si riassumono tutte nelle scelte narrative intraprese nella writing room prima di questo episodio, nella scelta di azzerare le speranze di riuscita dei cento contro ALIE e di far sembrare questa battaglia un suicidio premeditato. Attenzione, non dico che la scelta di uno scenario così estremo sia sbagliata, anzi, la carica emozionale che ne è derivata mi ha lasciato stremata più e più volte, puntualizzo sul fatto che in seguito a scelte del genere si devono presentare ragioni di riuscita forti e coerenti per far sì che tutto il peso precedente non sia stato uno spreco che lascia il telespettatore davanti allo schermo a domandarsi se non fosse stato meglio andare a pescare. Ebbene, io odio pescare e sono felice di aver passato quei 42 minuti sul letto, con il pc, il cane e quattro pacchetti di fazzoletti. Per affrontare certi episodi c’è bisogno di Tempo (o Kleenex, ma suona meglio l’altro).

Questo finale di stagione lo promuovo perché è stato straniante essere catapultati nell’universo Sci-Fi per una volta al 100%. E’ stato bello vedere quanta differenza ci sia tra il mondo reale con la sua confusione, lo sporco, la decadenza del vecchio e il mondo perfetto della CoL dove tutto è in ordine, preciso, pulito e nuovo. Perché ALIE è un’intelligenza artificiale sopraffina, dedita al suo scopo in maniera indefessa ed è stato un villain spettacolare, uno di quelli che veramente lasciano poco agli eroi per sconfiggerla. Anche con Clarke nella CoL, ALIE non si arrende un secondo per fermarla, sia a livello informatico che a Polis, comandando un esercito di automi che wow, mi ha fatto venire i brividi mentre inarrestabili scalavano la torre, come formiche letali che ricoprono la preda. Per tutto l’episodio ho avuto paura, paura che i nostri non potessero farcela, che a Polis sarebbero stati soverchiati dalla potenza del numero, che li vedeva nettamente in inferiorità e che quindi il piano di Clarke si sarebbe rivelato un suicidio. Perché Clarke non ci pensa due volte e si butta nell’azione, anche se è pericoloso, anche se potrà fallire e morire. Si fida della sua squadra, si affida a loro, mentre risoluta si impianta la fiamma e ingerisce il chip maledetto, consapevole che è l’unico modo per avere una possibilità contro ALIE. Perché è solo grazie alla fiamma che Clarke riesce ad ottenere la sapienza di Becca, a scoprire in che modo la tecnologia 2.0 si prefiggeva di fermare la sua terribile controparte.

Promuovo questo finale di stagione perché è solo grazie alla fiamma che Clarke ritrova Lexa, il suo angelo custode nella City of Light, la guerriera spettacolare che arriva in soccorso nel momento in cui ALIE si accorge della presenza di Clarke nel suo sistema e comincia a smuovere letteralmente ogni persona da lei controllata per ostacolare il tentativo della ragazza di metterla fuori gioco. L’incontro tra Lexa e Clarke è stato brivido puro, Eliza è stata magnifica nel recitare il sollievo di Clarke nel ritrovare il suo grande amore, con quegli sguardi, quelle carezze e quei gesti tremanti di incredulità, caratteristici di una persona che sta elaborando il lutto e che ormai non crede più che potrà riavere un momento con la persona persa. E invece sono lì entrambe, come in un magnifico sogno e Lexa è sicura e felice, non c’è ombra del timore del rifiuto, non c’è più paura. C’è fermo coraggio e certezza che un amore così non ha bisogno di conferme, che un amore così può arrivare ovunque. Si proteggono nella CoL come si sono sempre protette in vita ed straziante dover salutare ancora Lexa, è straziante che Clarke debba perderla una seconda volta, è straziante che non voglia farlo, che ammetta che non può soffrire così ancora. Il ti amo è dettato dall’urgenza, deve dirlo prima di perderla, deve dirlo ora che ha una seconda possibilità. E Lexa la guarda ed è come se lo sapesse, perché la dimostrazione d’amore vale più di qualsiasi cosa e le dice che lei sarà sempre con lei, in lei, perché quando due anime sono fatte per stare insieme allora vivranno per sempre una accanto all’altra. Così Lexa la protegge ancora una volta, mentre sfodera le spade e si dirige verso la folla di automi, gridando alla lotta, che però questa volta non la spaventa.

 

Promuovo questo finale di stagione perché mostra quanto scegliere sia difficile, perché Clarke tentenna di fronte alle lusinghe di ALIE, anche se sa che Becca ha ragione e che non c’è tempo per i ripensamenti. Tentenna perché ha sofferto tanto e vede nella City of Light un luogo migliore in cui vivere, un luogo pacifico in cui trovare riposo dopo tutto quello che ha affrontato. Sa anche che la felicità nella CoL è fasulla e allora propone ad ALIE un patto: lei non la distruggerà se permetterà loro la vita nella CoL con il fardello di emozioni che li rende così spettacolarmente umani. Purtroppo è qualcosa che l’AI non può fare e Clarke agisce, mettendo fine all’operato del programma.

 

Promuovo questo finale di stagione perché dimostra che le persone possono redimersi e che gli errori si commettono ed è impossibile non farli. Bellamy ha sbagliato innumerevoli volte, ma ha capito che non può nascondersi, ha capito che non c’è sollievo nell’affidare le proprie scelte a qualcun altro e che dovrà vivere per sempre con le conseguenze delle sue azioni, ma è pronto a farlo perché ha capito quanto importante sia essere consapevoli dei propri limiti ed essere coerenti con sé stessi. Promuovo il finale perché dimostra che uniti si possono raggiungere obiettivi inimmaginabili, che è possibile ritrovare una persona cara in fondo al tunnel, che ogni sforzo si traduce in risultati. Promuovo il finale perché ancora una volta ha suscitato in me qualcosa, ha parlato alle mie emozioni e mi ha fatto piangere, ancora, perché capace di colpire nel profondo. Promuovo il finale soprattutto perché apre le porte ad una nuova minaccia, ancora più grande dei terresti, più spietata degli uomini di MW, più inarrestabile di ALIE. E io non vedo l’ora di scoprirne di più.

NAY 

Faccio una premessa anche io, che mi attirerà le ire di molti: io, tra le due admin, sono quella che ama meno The 100. Lo amo per quei 42 minuti di puntata, lo amo fino al venerdì notte post-visione, lo amo nei miei scleri su Telegram con la mia partner in crime. Dopodiché, però, la mia vita va avanti, senza lacrime o riflessioni psicologiche fino alle mutande di Clarke. Il che mi rende già in partenza meno coinvolta. A ciò, aggiungiamoci che sono una persona di natura ottimista e questo mi porta a essere troppo calma prima, finendo col dichiarare alla mia collega “Vai tranquilla, vedrai che avran fatto un bel finale!”. Invece sono state proprio la mia vena positiva, la bellezza della stagione trascorsa e le alte aspettative per questo finale ad avermi fottuta. Perché sì, la verità è questa: a me “Perverse Instantiation – Part 2” non è piaciuto affatto. Ecco perché nei miei commenti mi vedrete più cattiva e spietata di A.L.I.E. al momento di fare il diavoletto sulla spalla di Clarke.


Boccio questo finale di stagione in primo luogo per il trash di cui Jason ha abusato. Mi piange il cuore fare un’affermazione del genere, ve lo giuro, ma certe scelte sono state a mio parere davvero ridicole. Amo lo stile di The 100, le capacità tecniche e visive con cui rappresentano la parte più futuristica, tecnologica e moderna dello show, senza mai cadere nel pacchiano. Questa volta, tuttavia, mi sono ritrovata troppo spesso a esclamare “Ma dai!” con sguardo sgomento, incredula di fronte a ciò a cui stavo assistendo: a volte per la tecnica realizzativa, a volte per la scelta della scena di per sé. Nella prima categoria, ovvero quella degli effetti speciali realizzati con paint, fanno parte di diritto due momenti: 1) il cambio di meteo improvviso nella City of Light, dal giorno alla notte in un nanosecondo, con dei colori che di naturale non avevano niente. Una pataccata. 2) Il momento in cui a Polis danno la scossa a Kane e agli altri con lui. L’idea è stata brillante e mi è piaciuta molto (anche se non si capisce il perché di un effetto così poco duraturo), ma le armi di corrente che hanno usato… erano un incrocio tra le spade laser di Star Wars e la spada-fulmine del videogioco di Hercules. Seriously? Per quel che riguarda invece proprio le scelte di scena che non mi sono piaciute, menzione speciale per Abby che tira fuori il cuore di Ontari dal petto e lo passa a Murphy per strizzarlo come una spugna per un tempo infinito. Capisco la situazione disperata, ma veramente il livello di assurdo è stato sfiorato. Già che Abby avesse con sé il kit trasfusionale di Mount Weather era un pelo improbabile, ma chiudiamo un occhio… la scena alla Grey’s Anatomy però per me è troppo. Personalmente ho trovato anche un pochino trash la scena della ragazzina in bici (così come tutti i segni precedenti a forma di infinito)… dalla regia mi dicono che sia un omaggio al personaggio della Debnam-Carey in FTWD, quindi apprezzo il pensiero carino, ma tutto questo lecchinaggio a Lexa e alla sua interprete mi sembra un po’ eccessivo (senza togliere nulla a entrambe, sia chiaro!).

decento

A questo proposito, boccio il finale per il Clexa esagerato. Amo Clarke, amo Lexa, le trovo personaggi fantastici e ho trovato bellissimi i loro sentimenti e la loro storia. Tuttavia Lexa è morta e, tra l’altro, la sua dipartita – per quanto incredibilmente dolorosa – è stata funzionale alla trama e all’intero show. Trovo che questo ritorno forzato di Lexa sia stato soprattutto in virtù di dare un contentino alle migliaia di Clexa shippers ancora distrutte e omaggiarla ripetutamente: insomma, un pararsi il culo di Jason dopo le numerosissime critiche ricevute (e di sicuro preventivate). Personalmente trovo un pochino tirato per i capelli il modo in cui è stata inserita nella trama della CoL: sì, era la Comandante e la Fiamma era stata impiantata in lei, ma… è stato un po’ tutto forzato affinché Lexa fosse là e Clarke avesse qualcuno ad aiutarla, proteggerla e difenderla, perché non poteva scamparla per l’ennesima volta combattendo sola con le proprie forze. Insomma, qualcuno doveva esserci, quel qualcuno doveva essere Lexa, questo era l’unico modo per inserirla. Meh. Un po’ scontate le scene zuccherose e quel “Ti amo” finale di Clarke – tra l’altro non ricambiato, con nostro sommo dolore. Per carità, scene e dialoghi molto belli, sicuramente il modo di Jason di espiare i propri peccati dando una giusta conclusione all’amore delle due ragazze. Tuttavia trovo che la loro storia sia stata così anticonvenzionale, diversa, intensa, piena di incomprensioni, riavvicinamenti, passione e dolore che avrebbe meritato qualcosa di meglio di un abusato cliché.

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Boccio questo finale perché non mi è piaciuto come ha agito Octavia. Se posso comprendere con empatia la sua risolutezza nell’uccidere a sangue freddo Pike – anche se avrei personalmente preferito una maturazione in una direzione diversa per questa ragazza – colui che ha massacrato centinaia di innocenti e le ha portato via il grande amore della sua vita, altrettanto non posso fare per la sua impulsività nel colpire l’uomo alle gambe in un momento delicato come quello che stavano affrontando. Sapevamo di avere di fronte una Octavia arrabbiata e vendicativa, ma sembrava ragionare in maniera razionale per il tempo necessario a fare fronte comune. Invece la giovane, alla prima occasione, non ha esitato a dare libero sfogo ai suoi istinti, permettendo che i propri sentimenti offuscassero la ragione. In un momento così difficile, dove rischi la vita tua e dei tuoi amici, in evidente svantaggio numerico e con poche possibilità di vincere, non puoi permetterti questo lusso: non puoi permetterti di essere umana e colpire i tuoi alleati. Mi spiace O., capisco il tuo dolore, ma questa è stata una mossa sconsiderata.

Boccio questo finale perché non ho potuto sopportare l’indecisione finale di Clarke. La mia collega ha espresso meravigliosamente i dubbi, le paure e le indecisioni della nostra protagonista e li capisco, davvero. Tuttavia non ho apprezzato quanto ha portato avanti il tutto. Lo so, sono io che sono incontentabile, vittima di un’impazienza che voleva che tutto quell’incubo avesse finalmente fine. Sono io che non ho saputo apprezzare il momento. Tutto quel che riuscivo a pensare era che il tempo scorreva inesorabile, minaccioso, seguendo l’ennesimo piano di A.L.I.E. e che Clarke stava rischiando di mandare tutto all’aria, di far scadere quel tempo, tradendo tutti gli amici che stavano facedo di tutto e di più per lei: chi lottando, chi pompando un cuore a mani nude, chi infiltrandosi nei software e lasciando tracce. Non sopportavo più quel tentennare, quell’indecisione, quel rischio di sprecare un attimo di troppo utile a salvare centinaia di vite. Quando al mio ennesimo “Tira quella cazzo di leva!” Clarke lo ha finalmente fatto, ho potuto tornare a respirare normalmente.

Boccio il finale perché non posso credere che nella prossima stagione la Terra sarà di nuovo in pericolo e a rischio distruzione. So che parliamo di The 100, so che la storia verte sulla soravvivenza dei Cento (e di tutti gli altri), ma credo che arivati alla quarta stagione sarebbe necessario espandere un po’ questi limiti, esplorare nuove direzioni. Con i lasciti di queste 16 puntate, avremmo tanto materiale a disposizione da approfondire: i rapporti tra i grounders, i vari clan e gli skypeople, le gerarchie, le alleanze e i nuovi rapporti di potere ora che manca una figura di riferimento come Comandante; l’evoluzione del personaggio di Octavia, con le conseguenze materiali e psicologiche delle sue azioni; la ripresa delle persone che avevano assunto il chip, vedendoli scendere a patti con la propria coscienza e con ciò che hanno fatto durante la soggiogazione. Invece tutto questo non basta e siamo di fronte a un’enorme minaccia, una distruzione imminente di vita che tutti dovranno affrontare come sempre: con dolore, perdite e sofferenza. Onestamente? Basta!

Annotazioni random sulla stagione

Su una cosa siamo entrambe d’accordo però: questa è stata una grandissima stagione. Ogni scena, ogni dettaglio era perfetto, ogni tassello si incastrava perfettamente con gli altri. In particolare, vogliamo sottolineare alcune note che ci hanno colpito particolarmente.

  • Tutti i personaggi sono stati parte integrante della battaglia. Nonostante rimaga sempre la loro leader, in questa stagione non è stata la sola Clarke a farsi carico di problemi e decisioni, non è stata il capo indiscusso e solitario. Per quanto i ragazzi siano stati a lungo separati e non coordinati, ognuno di loro ha dato il proprio contributo, messo a disposizione le proprie capacità, superato i propri limiti. Tutto ciò per un unico obiettivo: distruggere A.L.I.E., il nemico, e salvare le persone care. Vediamo così un Murphy incredibilmente generoso, che si propone come leader ma non esita a mettersi in secondo piano e seguire i consigli – e gli ordini – altrui; una Raven risoluta, capace di combattere contro se stessa, nonché intraprendente e autonoma, consapevole delle proprie capacità; un Monty tenace e forte d’animo, dall’animo incorruttibile, che non si spezza di fronte a nente, pronto a tutto per gli amici; un Bellamy che sbaglia, ma che sa ritrovare la giusta strada e guardare le spalle a chi ama; un’Octavia sempre combattente e mai arrendevole. L’unione fa la forza e mai come in questa stagione era emerso così forte questo concetto, ribadito e sottolineato spesso dai vari personaggi.
  • Il percorso dei vari personaggi, nel bene o nel male. Che i personaggi siano maturati o si siano involuti, tutti hanno subìto profondi cambiamenti e sono stati messi alla prova. Questa stagione è stata capace di focalizzarsi in maniera approfondita su tutti i Cento principali, senza tralasciare nessuno: Clarke, Bellamy, Octavia, Raven, Monty, Jasper, ma anche Harper, Miller e Bryan hanno ottenuto una maggiore attenzione. Di ognuno di loro abbiamo potuto osservare le gesta, i meriti e gli sbagli. Non vediamo l’ora di approfondirli ancora di più nella prossima stagione, con tutte le conseguenze e i risvolti psicologici di ciò che è accaduto.
  • La recitazione di Erica Cerra, nella sua incredibile performance di A.L.I.E. Questa è donna è stata perfetta, capace di sembrare realmente un automa fredda e priva di sentimenti. Perfida, diabolica, senza scrupoli, l’abbiamo odiata con tutto il cuore. Al contrario, ispirava tenerezza Becca, una giovane scienziata che combatte per il bene dell’umanità. Magistrale questa interpretazione. Chapeau.
  • La ripresa del tema ricorrente della leva nel finale. Ogni volta il destino sembra mettere una leva sul cammino di Clarke: nel finale di prima stagione, quando decide di chiudere il protellone della navicella lasciando Finn e Bellamy in balìa dei grounders; nel finale della seconda stagione, quando decide di irradiare Mount Weather; infine ora, quando decide distruggere A.L.I.E. e salvare tutti i soggiogati. Apprezziamo questa coerenza narrativa di Jason, questo suo chiudere ogni stagione con un elemento comune.

Di certo non sappiamo come potremmo sopravvivere fino al 2017, né tantomeno come potremmo sopravvivere a qualsiasi cosa ci aspetti nella quarta stagione. Una cosa è certa, non ce ne faremo scappare un secondo e saremo qua con voi a parlarne ancora e ancora. Vi diamo appuntamento alla prossima stagione e nel frattempo facciamo un rigraziamento speciale alla splendida admin della pagina facebook “DeCento“, grazie alla quale non avremmo un così fedele gruppo di meravigliosi fan che ci leggono.

May we meet again,

-V. & G. kom Serieskru

#The100